Considerata da un punto di vista materialistico, la vita di oggi non può sembrarci che ottusa, specialmente all’avvicinarsi del Natale.
Poco è rimasto dello spirito incantato che commuoveva l’uomo antico, di quell’intimo rapporto che in quei magici giorni si stringeva tra la Terra e il Cielo.
L’uomo d’oggi non riesce più a farsi un’idea di ciò che accadeva con l’accorciarsi dei giorni e l’approssimarsi della fine dell’anno perché la vita è diventata arida, astratta, estremamente complicata.§
Prepariamo il presepe, lo addobbiamo di luci, e andiamo in cerca di regali per distrarci dal malessere interiore ma ad attenderci, là fuori, non vi sono che sirene.
Così vaghiamo da un negozio all’altro, come in un dedalo di specchi deformati e deformanti. Così il tempo ci sfugge, e un goffo fantoccio bardato di rosso e una lunga barba bianca, ci ruba il Natale… Alziamo gli occhi e non vediamo pianeti, galassie, universi traboccanti di vita, ma globi inerti di materia.
Abbiamo perso il senso del Natale ma possiamo ritrovarlo…, scoprire il bambino che è in noi: che ci cerca, ci chiama, ci ama. Non è facile, nel frastuono generale, sentirne i vagiti… bisognerebbe appartarsi, vincere il tempo, meditare ma…, se riuscissimo a coglierne il gemito, correremmo da Lui e l’universo ci apparrebbe diverso. Scopriremmo che le stelle e i pianeti sono esseri viventi e che è in atto una trasformazione fisiologica, antropologica, spirituale inarrestabile. Lo si veda o no, sta per nascere un “Nuovo Mondo”, un’”Altra Terra”… Oceani di luce, universi d’amore.
Un amore maturo, consapevole, benedetto, un amore “che move il sole e l’altre stelle”. La Nuova Terra, a differenza della vecchia che, come afferma san Paolo, “geme e sospira nelle doglie del parto…”, sarà “della stessa materia dei sogni”: un talamo, un’arca, una trama e un ordito di luce. Anche l’uomo cambierà. Avrà una struttura fisica e mentale meno rigida e assomiglierà agli angeli. Vivere intensamente questo sogno, questa visione, questo pensiero vuol dire realizzarlo.
Chi cogliesse i sottili processi della natura…, il suo nascere, il suo fiorire, il suo morire vi troverebbe lo spirito del Cristo. E’ stato Lui a dirci: “Questo è il mio corpo”, “Questo è il mio sangue”, accennando agli alimenti della Terra. Il sacrificio a cui si sottopose non fu un evento umano, fu un evento cosmico, un evento grazie al quale la Sua Luce, il Suo Sangue, il Suo Io penetrarono nella Terra e nell’uomo. E’ per questo che in ciò che calpestiamo c’è il Suo spirito.
La Sua Nascita non poteva avvenire che nei giorni più brevi…, nelle notti più lunghe e più buie della condizione umana. Fu Lui a salvarci, a donarci la Sua luce, la Sua vita, il Suo calore. E’ per questo che, quando la Terra si addormenta e i giorni si contraggono, in noi avviene un profondo cambiamento.
Non è un buon cristiano chi si ferma alle dottrine, ma chi avverte nel profondo la presenza del Cristo. I giorni solstiziali sono i più propizi, poiché l’evento di Betlemme si compie e si rinnova ogni Natale. E’ Lui che ci ha detto: “Io sono con voi ogni giorno fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).
Bisogna capire che il Natale non è un rincorrersi di feste, di incontri, di parole, ma un’intima esperienza. A tal fine, il servizio di volontariato in ospedale, ne sono un testimone, è una prova tangibile dell’attenzione verso il prossimo. Dobbiamo sforzarci di sentire il Cristo in ogni cosa: nel  soffiare del vento, nel migrare degli uccelli…, nello sguardo smarrito di un essere umano.

Sergio Ricciuti

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