Sono già diversi anni che sono una volontaria e, non appena ho avuto l’opportunità di farlo con questo corso, ho voluto capire quanto lo sono davvero.
Ho capito che c’è sempre molto da imparare, ogni giorno c’è qualcosa di nuovo, non è una catena di montaggio, dato che ci sono sempre situazioni diverse, scuole di pensiero, non uguali l’una all’altra.
Pur armandomi di tanta buona volontà, c’è sempre qualcosa che mi fa riflettere, se quella è la strada giusta, se c’è la soluzione migliore; con questo voglio ringraziare tutte le persone che si sono messe a disposizione di noi corsisti e tutti quelli che hanno partecipato, Il primo giorno che sono andata in reparto è stato il più emozionante, specialmente quando ho indossato il camice bianco, in una corsia d’ospedale. Era un sogno per me, avrei voluto farlo come lavoro già da ragazza, ma non mi è stato possibile.
Adesso l’occasione di è presentata così, in modo gratuito ed appagante, perché non c’è un vincolo della retribuzione, anche se oggi ruota tutto intorno al denaro. Dare l’attenzione con empatia a qualcuno che magari ci ripagherà con un sorriso e con un “ma va là”, ma non importa, io ci provo ugualmente.
Sono stata affiancata da Saverio e abbiamo visitato alcune persone. Siamo entrati in una stanza a due letti, uno era ordinato con le lenzuola e la coperta, il comodino con lo stretto necessario per la circostanza e, sul ciglio della porta, una signore con la camicia da notte che ci ha sorriso; nell’altro letto, invece c’era una persona anziana, tutta scoperta tanto che s’intravedevano le sue nudità. Con evidenti segni di sofferenza, piena di lividi e piaghe e lo sguardo assente.
Ha girato lo sguardo verso di me senza nessuna reazione, sdraiata, sola e boccheggiante, il respiro fievole, senza dubbio era molto anziana. Abbiamo cercato di parlarle, farle notare la nostra presenza, ma non è servito a nulla.
Stavamo andando via, ma, appena giunti all’uscita, mi ha seguito con gli occhi e con un fil di voce ha sussurrato: MAMMA AIUTAMI.
Rosalia