Sono una volontaria del Giovanni Paolo II, ogni lunedì pomeriggio sono di turno al terzo piano e ogni lunedì pomeriggio, prima di iniziare il mio giro, mi ritrovo a pensare se riuscirò a essere in qualche modo, in qualsiasi modo, di aiuto, supporto a un malato; se riuscirò a dire la cosa più giusta per essere in qualche modo di conforto, se riuscirò ad ascoltare senza prendere il sopravvento con le mie chiacchiere.
Quanti se . . . .
Sono da pochi mesi una volontaria e non so se, ecco altri se, con il tempo mi porrò meno domande e sarà tutto più semplice, meno testa e solo cuore.
Ci sono poi i lunedì pomeriggio in cui ti fai anche una bella risata come in quello appena passato.
Entro in una stanza dove ci sono due signore, una più giovane lavora al computer seduta sul letto e l’altra, non più giovanissima, seduta sulla sedia con un viso molto triste e preoccupato.
Cerco di tirarla un po’ su, ma l’intervento che il giorno dopo deve affrontare la terrorizza.
La signora più giovane mi racconta che anche lei ha provato a rassicurarla, ma senza esito.
Dopo un po’ in cui cerchiamo di argomentare sulla bravura dei medici, sul reparto di eccellenza e quant’altro, la signora ci spiega finalmente quali siano le sue paure; poco prima del suo ricovero sono venute a mancare due conoscenti, vicini di casa e lontani parenti, tutti e due in là con gli anni, e siccome non c’è due senza tre, lei era la terza.
lo provo a scherzarci su e che no, non accadrà nulla del genere, ma lei rimane fermamente convinta della cosa.
ln quel mentre entra in camera una signora, è la figlia della signora superstiziosa, che le dice tutta contenta “Mamma, è morta la signora Assunta del 4″piano, abbiamo trovato la terza”.
Tiriamo tutti un sospiro di sollievo, la signora si sente ora molto più serena nell’affrontare l’intervento; ci salutiamo con lei che mi dice “Peccato per la sig.ra Assunta”-
Teresa Donato
Presidio ospedaliero Giovanni Paolo II
Grazie Teresa, il tuo testo ha la freschezza e l’immediatezza delle cose vissute. Perché in corsia non c’è solo dolore, ma può esserci spazio anche per il sorriso…
Marica Camarrone