Il 23 febbraio 2018 ci siamo riuniti in assemblea plenaria per approvare il bilancio e redigere un piano di lavoro. L’umore generale, in quel piovoso pomeriggio di febbraio, era insolitamente freddo. “I volontari scarseggiano – osservavamo malinconicamente – e le ore operative tendono a diminuire. E poi l’incostanza, gli imprevisti…, l’insoddisfazione!”
L’atmosfera, al di là delle strette di mano e dei soliti riti, stentava a riscaldarsi e la riunione si trascinava, indolente e stanca, senza aprirsi alle fonti del cuore. D’improvviso il miracolo. Terminata la sua relazione, Maria Teresa Schirosa prende a leggere uno scritto di don Primo Mazzolari: partigiano, scrittore, sacerdote dei poveri, degli umili, degli oppressi che non ebbe timore ad affermare: “Io amo la Chiesa e il Pontefice, ma la mia devozione e il mio amore non distruggono la mia coscienza di cristiano”. Perché chi ama – mi permetto di aggiungere – antepone l’azione al pensiero, la coscienza al giudizio.
Do la parola a don Primo Mazzolari.
Ci impegniamo noi e non gli altri, di Primo Mazzolari
“Ci impegniamo noi e non gli altri
unicamente noi e non gli altri,
né chi sta in alto né chi sta in basso,
né chi crede né chi non crede.
Ci impegniamo
senza pretendere che altri s’impegnino,
con noi o per suo conto,
come noi o in altro modo.
Ci impegniamo
senza giudicare chi non s’impegna,
senza accusare chi non s’impegna,
senza condannare chi non s’impegna,
senza disimpegnarci perché altri non s’impegna.
Ci impegniamo
perché non potremmo non impegnarci.
C’è qualcuno o qualche cosa in noi,
un istinto, una ragione, una vocazione, una grazia,
più forte di noi stessi.
Ci impegniamo
per trovare un senso alla vita,
a questa vita, alla nostra vita,
una ragione che non sia una delle tante ragioni,
che ben conosciamo e che non ci prendono il cuore.
Si vive una sola volta
e non vogliamo essere “giocati”.
in nome di nessun piccolo interesse.
Non ci interessa la carriera,
non ci interessa il denaro,
non ci interessa la donna o l’uomo
se presentati come sesso soltanto,
non ci interessa il successo né di noi né delle nostre idee,
non ci interessa passare alla storia.
Ci interessa di perderci
per qualche cosa o per qualcuno
che rimarrà anche dopo che noi saremo passati
e che costituisce la ragione del nostro ritrovarci.
Ci impegniamo
a portare un destino eterno nel tempo,
a sentirci responsabili di tutto e di tutti,
ad avviarci, sia pure attraverso un lungo errare,
verso l’amore.
Ci impegniamo
non per riordinare il mondo,
non per rifarlo su misura, ma per amarlo;
per amare
anche quello che non possiamo accettare,
anche quello che non è amabile,
anche quello che pare rifiutarsi all’amore,
poiché dietro ogni volto e sotto ogni cuore
c’è, insieme a una grande sete d’amore,
il volto e il cuore dell’amore.
Ci impegniamo
perché noi crediamo all’amore,
la sola certezza che non teme confronti,
la sola che basta per impegnarci perpetuamente.”
Sono queste le perle da trasformare in pane quotidiano,
il “Manifesto del Volontario autentico”.
Sergio Ricciuti
bravo Sergio questo messaggio così autentico mi ha guidata nel mio percorso ahimè breve di volontaria nell’oncologico. Non è facile specie oggi per noi che andiamo cercando l’effetto, il rendiconto, la fama e il successo comunque sia. Siamo svuotati dal chiasso, cerchiamo esibizione a tutti i costi e, soprattutto siamo frastornati dai MEDIA e da una informazione ambigua.