Come ogni anno, S. Messa e successivo scambio di auguri in Associazione. Un modo per incontrarsi tutti insieme, per ritrovare intimità e unione, anche con i Volontari che avrebbero voluto esserci, ma non hanno potuto, e così fanno sentire a tutti la loro presenza tramite Whatsapp, grazie ad una provvidenziale chat voluta da Chiara, la coordinatrice del Giovanni Paolo II.
E sono con noi anche quelli che non ci sono fisicamente stasera, ma che ci sono sempre per l’Associazione, come Anna, la nostra“consulente informatica”, l’anima segreta e preziosa del nostro giornale on-line. Noi che siamo in Chiesa, per la “nostra” Messa, sentiamo le parole del Sacerdote come il riconoscimento dell’impegno di tutti.
In una chiesa piena di camici bianchi, durante la Messa, il celebrante sottolinea il senso del nostro impegno di volontari nei confronti degli ammalati, tanto spesso desiderosi di un sorriso, di una carezza, di una presenza partecipe. Tra noi e con noi, alcune responsabili dei presidi ospedalieri, la nostra Chiara, sollecita ed operosa anche nell’organizzazione della nostra presenza collettiva in momenti significativi come questo, di incontro e di preghiera, di abbracci con gli amici speciali e con i volontari di altri presidi che incontriamo di rado, ma che ci sono “amici” perché ne condividiamo le scelte e i valori.
Ci sono anche responsabili a vario titolo dell’Associazione di Bethesda, Teresa Macinagrossa, Laura Matarazzo, Sergio Ricciuti, infaticabile animatore e responsabile redazionale del giornale di Bethesda da quando il giornale è diventato, da cartaceo che era, on-line, come tecnologia comanda.
Laura Matarazzo, al termine della Messa, legge parole intense che sono una preghiera e insieme il riconoscimento dell’opera dei volontari: le legge a nome personale e di tutta l’Associazione, lei che come ogni anno, parlando a nome di tutti, sa scegliere parole per una riflessione condivisa, nel suo ruolo di socia fondatrice dell’Associazione, che è un po’ come la sua famiglia, come spesso ama dire, lei che da sempre e come sempre è solerte presenza nei momenti più significativi della vita dell’Associazione dei volontari di Bethesda.
E dopo la Messa, saluti, auguri, qualche parola scherzosa scambiata a voce bassa, tra volontarie che devono la loro amicizia all’impegno condiviso di tanti anni e si possono concedere di scherzare tra loro e l’apprezzamento, rivolto a Katia, del bellissimo presepe allestito all’Ospedaletto e che lei ha fotografato e condiviso in chat perché lo ammiri anche chi non può vederlo personalmente, “immagine” del suo racconto della nascita di questa creazione, voluta dal gruppo di volontarie dell’Ospedaletto e dedicata ai bambini.
La serata è stata un gran bel momento insomma, di una autenticità natalizia che può essere una realtà, ma che spesso ci manca come si legge in un recente spaccato di riflessione interiore, nel nostro giornale on-line e nella descrizione, fatta da Katia sempre per il giornale, della nascita del Presepe del Giovanni XXIII.

Marica Camarrone

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