In primo luogo il nome, Bethesda, – in ebraico Betzaetà, letteralmente “casa della misericordia” – ovvero, la piscina nei pressi della Porta Probatica, o delle pecore, in cui Gesù sanò il paralitico (Gv. 1, 5-18). La temperie dei secoli ne aveva cancellato le tracce ma nel 1888, in occasione del restauro della chiesa crociata di Sant’Anna molto simile, per inciso, al vecchio Duomo di Molfetta, vennero alla luce due grandi piscine con cinque portici. Particolare interessante, poiché conferma ciò che è scritto nel Vangelo di Giovanni: “una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici…”(Gv. 1, 5-18). Costruita otto secoli prima di Cristo, la piscina era adibita al lavaggio degli agnelli destinati al sacrificio, e poiché si credeva che le sue acque avessero un potere taumaturgico, i malati si affannavano ad immergersi.
Altro filo che ci lega a Sionne, lirico nome di Gerusalemme, è frate Gerardo de Saxo. Fra Gerardo, uomo nobile e di provata fede, era nato a Scala, ridente paesino nei pressi di Amalfi, intorno al 1040 d.C. Nel 1099, prima che i crociati conquistassero Gerusalemme, si era messo ad accogliere i poveri nell’Ospizio dedicato a San Giovanni ma i Musulmani, credendolo una spia, lo rinchiusero in prigione e lo sottoposero a tormenti. Quando Goffredo di Buglione conquistò Al Quds (nome arabo di Gerusalemme) il sant’uomo, benché già vecchio e malandato, tornò ad assister gli ammalati.
Passano gli anni e l’Ospedale, che ha continuato ad ospitare i pellegrini di ogni fede, è diventato un luogo simbolo, un luogo in cui si curano le anime oltre che i corpi e… con la massima attenzione! Gli ammalati son chiamati “signori malati” e ritenuti intercessori giacché nel duol, si è più vicini a Dio. In questo clima di condivisione i destini s’intrecciano, e Cristo si fonde con Allah e Javhè. “ Trovo bella la vita e mi sento libera”, aveva scritto Etty Hillesum sul suo diario, “i cieli si stendono dentro di me come sopra di me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è difficile, ma non grave”. Aveva ventott’anni quando fu ammazzata ad Aushwitz. Avrebbe potuto salvarsi, ma volle condividere le sorti del suo popolo.
Oggi, invece, spira un vento funesto, e i vecchi e gli ammalati sono un peso. Altro che intercessori! Insensibili al messaggio di Francesco abbiamo emarginato l’altro e alzato muri che c’impediscono di vivere, sognare, respirare. Il nostro impegno verso gli ammalati, impegno “gratuito”, “silente”, “volontario” ci riconcilia con la vita. Non siamo medici, psicologi, infermieri, né esseri speciali ma sappiamo ascoltare le voci del cuore e donare un sorriso a chi è nel dolore.
Il 15 febbraio 1113 Pasquale II elevava l’Ospedale di “San Giovanni di Gerusalemme” a ordine religioso esortandolo a servire i poveri e a difendere la fede. Quell’Ordine, oggi, è presente in moltissimi paesi. Impianta ospedali, assicura assistenza… ma ciò che al mondo manca, a mio avviso, è un Nuovo Ordine Interiore.
Sergio Ricciuti