Nubi di guerra si sono addensate sui cieli dell’Iraq. In tutti questi giorni mi sono chiesta: chi starà dalla parte dei bambini?

Durante questi 12 anni di non-pace pochissimi si sono occupati dei bambini iracheni, né hanno cercato di alleviare le conseguenze di sanzioni i cui effetti sulla popolazione civile non sono mai cessati.

Bambini cresciuti in una generazione sotto la duplice cappa della dittatura e dell’embargo, in una guerra che ha fatto migliaia di giovanissime vittime. Oggi che l’Iraq torna ad essere al centro dell’attenzione mondiale, chiedo a tutti coloro che ne hanno il potere di risparmiare almeno i bambini.

In tutte le nostre azioni, più che nelle parole deve esserci una risposta a chi ci chiede da che parte stiamo.

Per i bambini dell’Iraq, la pace è un sogno lontano. Da troppi anni la storia di questo paese un tempo ricco e prosperoso è una sequenza di conflitti e privazioni.

In Iraq tutto è un lusso, dal cibo alle medicine. Il paese non produce più nulla, la popolazione è ridotta alla miseria, I bambini stanno crescendo in un paese che si sgretola giorno per giorno e la democrazia forse è il bene di cui gli iracheni avrebbero maggiore bisogno, per ricominciare a vivere. I bambini sono, loro malgrado, al centro della crisi. Circa la metà della popolazione irachena ha meno di 16 anni, ed ora che i servizi sociali sono ridotti all’osso la loro vita dipende dalle razioni distribuite dall’aiuto umanitario internazionale.

La mortalità infantile cresce e su 1000 bambini, ben 136 muoiono prima dei 5 anni. La malnutrizione fa nascere i bambini sottopeso e molti non ce la fanno a superare i primi mesi di vita.

L’acqua potabile è dimezzata rispetto a qualche anno fa e ben 5 milioni di persone lavano e cucinano con acqua non potabile.

Per non parlare dell’istruzione. Più del 50% dei bambini iracheni non concludono il ciclo di scuola elementare e le scuole sono distrutte o danneggiate.

offrire loro una vita migliore di quella che oggi tocca loro in sorte.

Silvana Sergio

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