HAMUDA’, CURDO: STORIA DI UN BAMBINO FRA NOI

Se questo è un bambino…Hamudà, 6 anni, 5 chili, curdo. Non è una storia del 1943, ma proprio attuale in quanto questo è il bambino arrivata nella nostra città presso l’Ospedale Giovanni XXIII nel periodo antecedente la Pasqua 2002, dopo che era sbarcato a Catania con 1000 clandestini curdi.

Ho visto la tristezza nel volto dei medici che ho hanno visitato, ho visto il coraggio e l’amore negli occhi del personale che ha curato le sue piaghe e ho visto i volontari che lo hanno assistito anche il giorno di Pasqua e tutte le domeniche.

Ora il piccolo ha acquistato un po’ di peso, ha imparato a sorridere e non ha più il terrore nel suo sguardo, ma a giorni dovrà essere dimesso dall’ospedale e riconsegnato ai genitori che attualmente sono ospiti del campo di accoglienza di Palese.

E’ anche giusto che sia così, ma il piccolo ha una gravissima malattia genetica che certamente l’ignoranza e la miseria non potranno lenire.

Questo, oggi, è un bambino: ha imparato ad assumere cibi solidi e le mani abili della fisioterapista sono riuscite a fargli muovere i suoi arti rattrappiti. Ma dopo chi si occuperà di lui adeguatamente? Certamente Hamudà non ha mai avuto un angelo custode, ma avrà diritto, ora che è nel nostro mondo occidentale almeno ad un tutore che abbia l’autorità di predisporre le necessarie cure?

Se questo bambino è vivo, nonostante tutto, ci sarà una ragione.

Interpretando i sentimenti e la tristezza di quanti lo hanno assistito nel silenzio, riscoprendo valori al giorno d’oggi fuori moda, mi rivolgo a chi può interessarsi di questo caso, come la Croce Rossa, La Caritas, il nostro sindaco o il presidente Occhogrosso del Tribunale dei minori, affinchè con la loro competenza e sensibilità possano trovare la giusta via per questo piccolo ospite della città di Bari.

Un grazie a nome di tutti i bambini del mondo, per tutti quelli che già hanno nel cuore il piccolo Hamudà e non possono fare di più.

 

Alida De Donno

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